mercoledì 9 settembre 2015

(Con)Fusioni e la "torva" bellezza dell'indefinito

Pochi giorni fa, qui a Lanciano, si è rimessa in moto la macchina di (Con)Fusioni, ovvero l'inusuale mostra delle opere incompiute (cit.) ospitata nei locali del Diocleziano e – per quanto riguarda la ricchissima sezione dedicata alla fotografia – nel Foyer del Teatro Fenaroli

Questa sorta di ponderazione condivisa sulla bellezza destabilizzante e inquieta di tutto quanto è indefinito, imperfettamente vitale, aperto a infiniti mondi e modi, nasce sette anni fa come collettiva fotografica da un'idea di Luca Di Francescantonio che, con l'associazione culturale Arena 7, è via via riuscito a inglobare e coinvolgere un sempre crescente numero di creativi votati a un cospicuo quantitativo di discipline artistiche. (Ora come ora, più che di macchina, sarebbe il caso parlare quantomeno di autotreno.) 

Quest'anno le opere esposte saranno visionabili fino al finissage di mercoledì 16 settembre ore 21.30, durante il quale è prevista una performance a sorpresa; dalla quale, se si pensa che si tratta di una rassegna votata alla misticanza a oltranza, è lecito attendersi la qualunque. 

Maurizio Righetti, Fortuna                                          Maurizio Righetti, Madre
Una novità più che degna di nota introdotta dall'edizione corrente di (Con)Fusioni è stata l'inaugurazione della sezione dedicata alla gioielleria artistica. Quest'ultima ospita, tra gli altri, anche Maurizio Righetti, le cui manone capaci e sapienti hanno significato tanto nella costruzione estetica de Il Corvo Torvo, nel senso che diversi elementi di artigianato artistico presenti all'Osteria sono proprio sue creazioni. 

Torniamo volentieri a parlare di (Con)Fusioni qui sul blog pure perché c'è un altro creativo coinvolto che al Corvo sta parecchio a cuore, Debora Vinciguerra, che anzi insieme a Silvano e anche più di Silvano – che non si offenderà – costituisce l'anima più intima dell'Osteria

Debora Vinciguerra, Le pozze
L'opera di Debora si chiama Le pozze, è quella di una Grande Madre che gioca a carte scoperte esponendo i suoi pesciolini d'argilla ai quattro elementi, nonché a quanti – visitatori del Diocleziano – si avvicinano ai due capienti vasi di terracotta chiedendosi: «Ok: pesci e acqua. E poi...?».

E poi succede che a tratti il gioco si fa un po' crudele, perché l'istinto e l'esempio sollecitano ad afferrare un pesciolino di quelli ancora umidi, immergerlo nell'acqua, e osservarlo nel suo confondersi in un pantano in fieri. Lì, tutto ciò che era – e tutto ciò che era, era ancora in corso di realizzazione – viene sottoposto a un processo destinato alla destrutturazione, alla deprivazione d'identità, a un piccolo trapasso anch'esso abbozzato e precario. Eppure, in quello stesso papocchio torbido, corvino e torvo, è lecito immaginare le mani di Debora che tornano a infilarsi, inzaccherarsi e frugare, per poi plasmare cose nuove

Le (Con)Fusioni di Debora Vinciguerra sono quelle tutte tangibili, esperienzali, cicliche e in continua evoluzione della sostanza terrestre, attraversata e resa malleabile dall'acqua, insieme demiurga e distruttrice in potenza. L'argilla modellata in forma superstite, arrestata nel fuoco e resa stabile dall'aria, assume sembianza di terracotta in pesce – una riproduzione della natura, così come l'arte in senso classico è, in cui sostanza (terra) e forma (animale) coincidono e sconfinano l'una nell'altra, così come il tempo e lo spazio in cui si collocano.

Cosicché, il frutto ideale del tragitto percorribile nell'istallazione di Debora al Diocleziano – la terracorra come entità definita – è stato presentato durante l'anteprima Aspettando (Con)Fusioni dello scorso 6 settembre come parte della mostra fotografica Self Portrait: autoscatti al femminile, curata da Federica Di Castelnuovo con la collaborazione di Emanuela Amadio (docente di Storia della fotografia del Centro di Fotografia e Comunicazione di Pescara, che terrà, sempre in ambito (Con)Fusioni, un seminario gratuito su Fotografia e sperimentazione venerdì 11 settembre alle 19.00). 

Ph.: Olivier Jules
Respiri all'amo, opera anteposta cronologicamente all'esposizione di Le pozze al Diocleziano, è la scultura scelta da Debora Vinciguerra per rappresentare se stessa nella qualità della finitezza relativa e suscettibile di trasformazione: oscillante, compartecipe della carezza del respiro cosmico e aderente ai flutti casuali cui anche un piccolo soffio o un trivialissimo spiffero possono consegnarla, eppure sostanzialmente ancorata, completa, (con)creta, coerente.

La scultura di Debora – già presentata l'estate passata ad Art in the Dunes – e i 15 autoritratti fotografici di Self Portrait saranno esposti fino al 20 settembre in via dei Funai 1, sempre qui a Lanciano, nei locali dello spazio Pixie Promotion (durante il vernissage del 6, fra l'altro, si è anche buffettato con frutta e dolce preparati dal Corvo).

Il Corvo Torvo non può che consigliarvi di tenere sott'occhio l'intera kermesse, che vi elargirà materiale da viaggioni mentali a profusione. Potete consultare il programma di (Con)Fusioni a questo link.

Ph.: Federica Di Castelnuovo, Emanuela Amadio

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